IL DESIGN

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MAZDA 3 / ©lucaromanopix


BREVE STORIA, MAZDA 3 / ©lucaromano

Mazda vince il design award. 
Ok. 
Mazda, e con Mazda, molte case automobilistiche esprimono design di fascino. 
La spinta alla magnificenza parte dai concept. 
Vetrine della capacità immaginifica del titolare del centro stile. 
E bravi sono in tanti. 
Poi c’è la traduzione delle linee del concept alla produzione. 
Un’impresa per nulla facile. 
Carica, l’impresa, di costi e di vincoli. 
Da quelli tecnici, da quelli legislativi, passando per le norme di sicurezza e ambientali, passando per i diktat del marketing e del commerciale, le due divisioni operative, quelle che insieme al finance, governano i progetti dei centri stile. 
Una fatica immensa quella di far quadrare i conti, alla fine sono i soldi che contano. 
Tra quelli investiti e quelli del successo commerciale. 
I board, cioè i tavoli di comando, decidono e non sempre azzeccano. 
Magari kassando una proposta del capo dello stile più ardita e che proprio per il suo ardimento avrebbe incontrato ANCHE il favore commerciale.
Alla fine dell’iter creativo, di progettazione, di industrializzazione, di realizzazione e di commercializzazione, l’auto è pronta. 
Entra prima nelle pagine dei giornali, passa per la pubblicità ed arriva in concessionaria.

Poi, in concessionaria, entra un rozzo qualunque, magari pure con due soldi, e la domanda è: “ma questo qui che cazzo ci capisce del design” – e prosegue, l’interrogativo “che cazzo ha studiato in vita sua? Che educazione al bello gli è stata proposta?” – Ed ancora “Cosa legge? Quante volte è andato a teatro? Ed un concerto (musica classica, serve sempre anche se ti piacciono di Deep Purple e Ronnie James Dio) l’ha mai sentito?
Cosa mette nel piatto tutti i giorni, come fa la spesa? Trash food di pubblicità?”. Perché, anche qui, avrei qualcosa da dire sui tempi di scongelamento e/o cottura del trash ed una veloce/issima preparazione del fresco di giornata. 

E la sua sensibilità a che livello è? S’emoziona per un panorama?
***** (vedi aneddoto toscano, in altra pagina per NON creare sgradite, a me, commistioni).
S’emoziona per un quadro? Per una scultura? Per la pagina di un libro? Sul finale di qualche film d’autore ha cacciato una lacrimuccia? Quante volte è entrato in un museo? Non di quelli che fanno figo tanto per dire “sono stato a parigi, al Louvre”. O SanPietroburgo. 😉
La Galleria d’Arte Moderna a Roma, per esempio.
Dietro casa, l’ha mai visitata?
Dei Macchiaioli che sa?



Insomma è capace di apprezzare lo stile di un’auto? 
Esaltarsi davanti ad una linea che segna il profilo della cintura, quella che tanti burini (anche colleghi) definiscono linea a cuneo solo perché davanti è più bassa che dietro? 
E’ capace, sì sempre lui, quello che in una domenica di concessionari porte aperte, entra nel salone, di esaltarsi per giochi di luce di una fiancata? 
E’ capace di vedere il gioco dei piani di passaggio tra gli sportelli posteriori ed il montante C e come si raccorda, il tutto, con il volume del bagagliaio? 
Quel bagagliaio che deve contenere i trolley comprati dal cinese a pochi euro e tra questi pure quello della suocera? Che magari con un pezzo della sua pensione partecipa all’acquisto e quindi ha voce in capitolo?

Che cazzo ne può sapere delle notti insonni del designer per risolvere quel passaggio, uno dei più difficili di un’auto?
Peraltro, qui in Mazda 3 risolto in modo egregio vista la quantità di lamiera che sta sopra la ruota. 
Inciso: a prima vista sembra pesante, nella vista laterale è massiccio ma… proprio per giochi di luce e di piani nel movimento ottico che deriva da una visione attenta, risulta equilibrato e determinante nello stile e nella personalità della vettura.
Ecco, cosa cazzo ci capisce uno che passa le giornate con gli occhi sulla TV trash, non conosce un buon vocabolario di italiano e legge la stampa trash, quella ricca di pettegolezzi? 
Ecco che cazzo capisce? 
Uno che ha sensibilità uguale a zero. 
Fatica sprecata quella del designer? 
Neanche per idea. 

Alimenta le emozioni di chi sa apprezzare il bello, educa chi deve crescere.
E poi in ultima, cinica, analisi…
CheCeFregaTantoImportanteE’VENDERE
E pecunia non olet.
MAI.


La notizia: Mazda 3 ha vinto il World Car Design of the Year 2020. 
Un riconoscimento alla filosofia del design Kodo – Soul of Motion. 
In Mazda tengono a precisare che il premio sottolinea la maturità dello stile nella sua interpretazione più moderna figlia del principio less-is-more. 
Principio che mi vede, sia dal punto di vista professionale che personale, molto in sintonia. 
Adoro gli spazi vuoti ricchi di significati proprio in forza del loro essere vuoti. 
Concentrano l’attenzione sulle linee e sulle masse essenziali. 
In questo frontale, fiancata e volume posteriore di Mazda 3 sono un bella sintesi. 
Sintesi che, in perfetta sintonia, si ritrova negli interni. 
Interni che, nel caso specifico del modello in prova e fotografato, rappresentano un traguardo di ricchezza ed essenzialità. 
Un po’ per l’accostamento cromatico con il grigio “pesante” della vettura, un po’ per il ricco bordeaux delle finiture dell’arredamento interno. 
Un colore che ha dato molto calore all’abitacolo rendendolo ricco di spunti fotografici proprio in forza della sua essenzialità.


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