PEUGEOT
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Un missile sfrecciava nel pomeriggio del mese di Aprile di non ricordo quale anno da Parigi (forse) verso il mare. Il Canale della Manica. Eravamo in tre. Appena usciti dalla fabbrica dove Peugeot costruisce alcuni dei suoi motori. Interessante posto sia per l’automazione raggiunta (e si scrive di almeno – almeno – cinque anni fa…) sia per le persone che in quella fabbrica sovrintendono il lavoro dei robot. Per ora. Nel senso che, poi, i robot (forse) faranno tutto da soli. Pranzo leggero per continuare ad esser vigili ed in sicurezza al volante. Chi ha viaggiato in autostrada e sulle grandi vie in Francia sa bene quanto sian belle. Asfalto levigato, neanche una buca, panorami a perdita d’occhio. Se viaggi in auto, in Francia, capisci perché siano così campanilisti e perché siano così superbi. I parigini, poi, sono una razza a parte ma questa – come dicono quelli dallo scarso vocabolario (anche io) è un’altra storia. E qui mi preme dire, scrivere, del ricordo di quel motore con “solo” 130 cavalli. Ricordo bene quando alla fine del test pomeridiano mi applicai per l’intervista di rito. E nei momenti di conciliabolo tra un’osservazione professionale ed un po’ di cazzeggio, dissi all’amico che avrei di lì a poco intervistato: “Mazza quanto picchia ‘sto motore”
“Ti è piaciuto?”
“Yes!”
A Settembre dello stesso anno arriva una telefonata da Milano:
“Luca, ci mandi i documenti, per favore? Da Parigi ce li chiedono. La macchina con la vostra targa è stata fotografata ad oltre 190 km/h. Ed in Francia è penale. Sai ci servono per girarli alla Gendarmeria. Chi era volante di voi tre, alle quattro del pomeriggio?”
Lo ricordo solo ora che sto scrivendo, a distanza di anni m’è tornata la memoria.
io