NAIAS 2014
BREZZA DAGLI STATES
SEMBRA PROPRIO CHE IL SALONE DI DETROIT ABBIA SANCITO LA RIPRESA DEL MERCATO AUTOMOTIVE, ALMENO NEGLI STATI UNITI. TUTTI CI AUGURIAMO CHE L’ARIA DI RIPRESA ATTRAVERSI L’ATLANTICO SENZA AFFIEVOLIRSI. MA QUI E’ DURA, ANCORA MOLTO DURA, NONOSTANTE IL MESE DI DICEMBRE ABBIA FATTO “STRILLARE” TITOLI ENTUSIASTICI SU QUOTIDIANI E MAGAZINE SPECIALIZZATI
CON DRIVELIFE TV IN ONDA IL 1 FEBBRAIO – DURATA, 02’ 36” – Una “certa” euforia sembra aver preso vita dal numero di novità che dagli stand del NAIAS 2014, il primo salone dell’automobile dell’anno – che ha sede nella ex-capitale mondiale dell’auto, Detroit – le case automobilistiche hanno “comunicato” al mondo intero. Un messaggio di speranza? Ci auguriamo, anche se qui in Italia le cose sembrano essere sulla strada in discesa di una crisi senza fine, un fenomeno di contrazione irreversibile.
Non dovuto solo alla economia stagnante e preda di costi insostenibili ma, aspetto ancor più rilevante, ad una mutazione dell’approccio del cliente / consumatore nei confronti dell’automobile. Chi può continua a comprare orientando la sua scelta verso automobili di categoria inferiore rispetto alle sue capacità. Un po’ perché è meglio essere understatement di questi tempi quando si circola, un po’ per prudenza economica e risparmio, un po’ perché le norme di tutela ambientale, sempre più severe e “stringenti” fanno preferire automobili con sistemi di propulsione misti, alternativi o ibridi. Una nicchia di mercato, come si dice in gergo, che sembrerebbe (condizionali sempre d’obbligo di questi tempi) aver trovato il modo di stuzzicare la sopita voglia di acquisto del cittadino, italiano, automobilista.
Mentre a Detroit sotto le luci dei riflettori passano le novità destinate al mercato americano, una sintesi la vedete in questa clip con gli show off di Corvette, di Acura (marchio di lusso in America per Honda), di Chrysler, di Tesla e di Cadillac, di Ford, qui, in Italia i fatti eclatanti che interessano il mondo automotive sono due o tre.
Il timido incremento di vendite di dicembre ha fatto accendere i desideri degli operatori del settore che, su quotidiani e stampa specializzata, si sono più o meno cautamente, lanciati in titoli di richiamo al rinnovato interesse da parte del consumatore verso le amate / odiate 4 ruote.
Un’euforia che se fosse stato possibile “sommarla” alla presunta abolizione del superbollo – voce circolata negli ambienti, verso metà gennaio – avrebbe potuto dare un “certo” impulso alla voglia di comprare. Sarebbe stato, quello sì, un chiaro segnale della politica / governo che l’atteggiamento nei confronti dell’automobile avrebbe preso, da quest’anno, un punto di vista diverso, non diciamo di promozione sfrenata delle vendite, ma quanto meno il segnale che la forca della fiscalità automobilistica aveva iniziato una manovra di alleggerimento. Allora forse anche i più restii alla rottura del salvadanaio avrebbero rotto gli indugi ed anche il salvadanaio.
Ma che nulla è cambiato in Italia, ed è questo il terzo fatto importante di Gennaio, è il cambiamento d’assetto avvenuto a Torino. Il nuovo assetto voluto da Sergio Marchionne, al di là delle politiche dichiarazioni rese durante la conferenza stampa, è un assetto che lascia in Italia ben poca sostanza. Intanto il fisco inglese ringrazia: tutti i soldi che FCA dovrà pagare di tasse saranno versati in Gran Bretagna, al Ministero delle Finanze – ed enti correlati – adesso sì che dovranno riflettere.
La sede di FCA è in Olanda, e fin qui nulla di male, se non fosse che le due mosse di Marchionne devono far sorgere una semplice domanda: ma perché tutto questo assetto non lo ha fatto, e gestito, da Torino? Sarà perché il nostro mercato automotive non è per niente interessante, manco per FIAT?
Ed allora a Detroit possono presentare tutte le novità che vogliono, a noi resta solo la possibilità di guardarle in TV. Perché in Italia, qui, l’automobile è morta.
(lr)