La notizia, trapelata ieri in tarda serata e pubblicata solo da “pochi intimi” è di quelle che lasciano di sasso. Una doccia gelata, come l’ha definita un quotidiano on line. Forse non proprio una doccia gelata per la filiale italiana e le altre europee interessate. Non possiamo pensare che il management di alto e medio livello delle sales company fosse proprio all’oscuro di tutto. Sarebbe ancor più grave. Non che gli americani non ne siano capaci, ma – insomma – un po’ di etica e rispetto non guasta. Dunque mentre Ford in grande stile annuncia il rafforzamento del fronte europeo e lancia sui mercati la Mustang, Chevrolet abbandona l’Europa. I clienti – ed i dipendenti delle filiali – i concessionari e le officine autorizzate, quelli sì hanno fatto la doccia gelata questa mattina. Una decisione “strategica” della quale i contorni sono ancora abbastanza indefiniti. Per ora è certo che il marchio del “cravattino” abbandona i mercati dei paesi “in crisi” (Italia, Francia…) per lasciar spazio ad Opel. Manterrà – sembra – le posizioni sul fronte orientale. Russia e dintorni, dove i mercati emergenti e i clienti dal palato non proprio sopraffino potranno accontentarsi dei modelli Chevrolet. Forse perché non è ben nota a loro la derivazione coreana: Daewoo. Che non è neanche lontanamente al livello – Daewoo/Chevrolet – di Kia e Hyundai. In Italia chi si è lasciato sedurre dalla pubblicità sbandierante prezzi più che allettanti vedrà il crollo del valore della propria automobile. Automobile, sì insomma, la macchina. Siamo convinti che non ci sarà penuria di ricambi, è quello un mercato ancora redditizio per le attività collegate, ma siamo altrettanto sicuri che la rete di vendita – allettata fino a ieri con la promessa di lanci di nuovi modelli a raffica – avrà un bel po’ di problemi. Perché non è certo possibile l’integrazione dei concessionari Chevrolet con quelli Opel. Soprattutto ora con il mercato Italia che chiude a meno di 1.3 milioni di pezzi (o giù di lì, ammesso che i “conti” siano veri e non truccati come sono soliti fare nelle direzioni commerciali, per dimostrare di aver raggiunto l’obiettivo mensile) e dunque la torta è piccolissima, siamo convinti che sarà guerra all’ultimo sangue.
E’ sicuro – scrivevamo – che Chevrolet lascerà le attività europee entro il 2016. Una ritirata che lascia sul campo morti e feriti. Qualsiasi politica di vendita intrapresa da oggi in avanti non sarà sufficiente a portare clienti in concessionaria. Chi è quel pazzo che compra una Chevrolet oggi sapendo che appena uscito dal concessionario ci ha rimesso il cinquanta per cento dei soldi che ha appena pagato. Una follia annunciare una ritirata a distanza. Vedremo i risultati dei prossimi mesi, non quelli di gennaio, febbraio o marzo, quando ancora saranno in consegna (immatricolazioni) gli ordini ormai acquisiti. C’è – semmai – da aspettarsi una emorragia di rinunce. Parallela al calo degli ordini.
E’ una ritirata che denuncia il fallimento della politica commerciale intrapresa. Non è sufficiente agitare lo spettro della crisi per giustificare l’abbandono del mercato/clienti. Altri generalisti hanno dimostrato di aver saputo gestire le perdite sul campo. Ad esempio il gruppo PSA che pur perdendo qualcosa come 560 milioni di euro non ha chiuso né le catene di produzione di Citroen e di Peugeot. Anzi attraverso iniezioni di quattrini, alleanze (Dongfeng) e apertura a nuovi mercati riesce a combattere la propria – onorevole battaglia. O come FIAT/Marchionne/Chrysler, che – criticabile per prodotti e politica – però non ha – ancora? – chiuso battenti. Ridimensionato, sì. Ma se non hai prodotto da vendere i rami secchi li devi tagliare per forza.
Chevrolet – annunciano in GM – resterà con alcuni modelli: Corvette, Cadillac. La prima è un mito intramontabile e con il rafforzamento del mercato del lusso non avrà difficoltà nell’essere apprezzata da qualche centinaio (mille? duemila?) clienti europei desiderosi di guidare il mito. Cadillac? Ma per favore! Chi si orienta verso quel tipo di automobili deve essere un cliente con una gran voglia di sottolineare la sua originalità ed il disprezzo dei tre marchi leader – nel mondo, mica solo in Europa – del segmento premium “d’elite”: Audi, BMW e Mercedes. Con la triade compri sul sicuro. Per qualità di prodotto, prestazioni, valore residuo, assistenza. Rischiare, sì – perché no – basta essere consapevoli di essere al tavolo verde. Ottimo prodotto – leggi le note sulla Cadillac SRX in queste pagine – ma non esattamente tagliato per il cliente europeo/italiano/standard. Insomma se la compra un istrione.
E poi, per Chevrolet Corvette, c’è da fare i conti con la rivale di sempre la Ford Mustang. Che – è vero – ha fatto storcere il naso ai puristi del modello ma dovendo scegliere tra un marchio che abbandona ed uno che si rafforza sui mercati c’è da avere pochi dubbi. (lr)