PEUGEOT A VALLELUNGA
Peugeot RCZ
(lr) – Fulvio corre. Accipicchia se corre. Ma la RCZ è piatta, incredibilmente piatta. E non sto parlando della versione Cup o della nuova, quella con il motore a 270 CV. Qui si tratta della “normale”, quella con 200 cavalli ed il motore millessei THP.
Le montagne russe non le ho mai volute fare, sono un pavido. In compenso ho provato la “scampanata” con un Cessna pilotato da un “Signor Pilota”. Un’emozione che non dimenticherò mai. Come questi giri a Vallelunga. Fulvio corre, sta tirando davvero. Non è la solita passeggiata “demo” per portare a spasso il giornalista o il cliente parlando di sicurezza e traiettorie. Ci si è messo d’impegno.
Del resto Fulvio ed io siamo entrati subito in sintonia.
Non mi interessa fare tre giri di pista guidando io, ho esordito. Non voglio passeggiare in autodromo. Per spremerla dovrei guidarla di più di tre giri, Vallelunga non me la ricordo e la macchina l’ho guidata poco, pochissimo due anni fa quando ho fatto un lavoro. E non l’ho neanche tirata. Era la protagonista di un film e non potevo rischiare. Facciamo così: guida tu.
Sicuro?
Certo.
Fulvio è un bravo istruttore e fino all’ultimo ha insistito affinché guidassi io.
Ma sono stato irremovibile, niente da fare.
Tu conosci meglio di me la pista e la macchina, voglio capire cosa può fare la RCZ.
Si è messo d’impegno. Già nel giro di ricognizione ho capito che non avrebbe risparmiato la macchina.
Poi entra nella Roma, quella curva di Vallelunga orientata verso la Capitale, quella che precede il rettilineo box e traguardo, quella dove già a metà – ma dipende da manico e mezzo – apri il gas per lanciarti sul breve rettilineo e “tuffarti” nel “Curvone”.
E lì il cuore ha il suo primo tuffo. Fulvio corre, accipicchia se corre. Il rumore del motore lo sento di sottofondo, sono concentrato sul comportamento della RCZ. E’ piatta, accipicchia quanto è piatta. Sembra una monoposto. L’ho guidata, una monoposto, da un certo Henry Morrogh. Bei tempi. Non si scompone. Fulvio dice che le gomme se fossero con un po’ più di pressione sarebbe ancora meglio, il posteriore scivolerebbe via facendoci rubare qualche centimetro e qualche centesimo. Siamo in gara, non siamo in “demo”. Mentre dice così la RCZ è passata da un cordolo all’altro ed è già uscita dal Curvone. Solo qualche sobbalzo sul cordolo in uscita al quale abbiamo sverniciato un paio di bande rosse ha aggiunto ancora un po’ di palpitazione. La prima dei Cimini la vedo con una prospettiva in “picchiata”. La curva, quasi un novanta secco a destra arriva a velocità supersonica. La staccata è divertente, ho le gambe puntate sul fondo del pozzetto e con quelle spingo per restare incollato al sedile. La schiena ne risentirà, ma ci sta un bel chissenefrega.
Entra secco, deciso, c’è una 208 GTi in mezzo, fa appena in tempo a buttarsi a destra, ma Fulvio l’ha già passata per entrare ancora più deciso nella Cimini “due” un’altra secca a destra, un po’ più aperta utile per lanciarsi verso la Trincea. Che non è la stessa Tricea di un tempo. Quella che Giorgio Francia con una Alfa 75 dell’allora SuperTurismo mi fece fare come passeggero senza manco alzare il destro. Chi ha girato a Vallelunga sa che la Trincea, la vecchia, era una cieca con uscita in contropendenza. O ti fidi e tieni giù, hai manico e cuore, oppure tanto vale che lasci perdere.
Fulvio arriva alla Trincea e si prende tutta la pista, la RCZ scivola verso la prima di ritorno che immette nel “salotto”. Ma è una passeggiata rispetto alle quattro precedenti. Capisco però che la RCZ ha una maneggevolezza spettacolare. Qui è una ballerina per come passa da un cordolo all’altro con la grazia e l’eleganza di una fanciulla francese. Ma di quelle belle, quelle proprio carine per le quali perdi la testa…
Segue… mi devo riprendere dalla strizza !
😉