L’Azzurro della STi è senza mezze misure. Identifica un marchio, un modello, le prestazioni. Fa voltare la testa a chi la incrocia e fa spendere minuti in adorazione al passante che parcheggiata la sua quattro ruote si accorge di quell’azzurro lì e si avvicina alla STi per guardarla da vicino.
Queste le prime foto della STi, un’Automobile che va guidata con avambracci di ferro e cuore di toro. Ma con mani leggere. Fare la Cisa per rientrare a Roma è stato un grande divertimento.
Me l’hanno voluta dare Azzurra “perché, per come scatto le foto, è il colore che si addice al mio stile”. Ho fatto l’alzataccia per lavorare in pace, senza rompiscatole tra cavalletto e macchina fotografica. Mi sono divertito, spero le foto sian riuscite bene.
Guido da tanto… sono uno di quelli che ha “preso la patente” a ventuno. Il mio primo volante è stata la MK III, celeste ghiaccio, con i finestrini a discesa e non a scorrimento.
Era di mamma. Ricordo bene quanto mi sono sfogato sul viadotto di Corso Francia (Roma) quando ho fatto il primo giro da solo: un criminale. Altri tempi. La vita ha voluto che l’automobile diventasse un “oggetto di lavoro” ed il crescendo di “volanti” fosse anno dopo anno progressivo. Ho sbandierato il mio modo di guidare solo qui, on line, spesso con uno pseudonimo. Ho sempre tenuto per me il divertimento che provo quando guido un’automobile o una macchina da solo. Mi diverto tanto perché capisco cosa l’oggetto racconti. In pista non ho mai corso, nel senso che non ho mai fatto una gara, neanche invitato. E non ho la valigia che mi ha permesso di bussare alla porta di qualche team. In realtà è che l’auto mi piace come oggetto di design e poi come “attrezzo” di mobilità. Non sono uno di quelli che le accarezza, neanche uno che quando parla apre la bocca solo per raccontare di automobili. Una vita in mezzo alle auto ma vissuta con sereno e tranquillo distacco e poi disincanto.
In pista ho guidato un bel po’ di automobili. Con l’istruttore che, spesso, ci accompagna (di solito fior di persone e fior di piloti) parlo, chiacchiero, mi faccio raccontare della loro esperienza e vado piano. Per rispetto alla persona che condivide l’automobile insieme a me e perché nessuno deve dimostrare qualcosa in quel momento. C’è solo da imparare dalla loro esperienza e maturità al volante. Mai stato in auto con uno sciocco o un presuntuoso. Persone che lavorano: e pure bene. Ed hanno il diritto di rilassarsi ogni tanto nelle lunghe sessioni di prova con gli “scavezzacollo”.
“Vivo” l’automobile per me nel rispetto delle opinioni diverse e del Codice della Strada. Non sempre per quest’ultimo. Ho anche una buona collezione di attestati di merito e tra questi un buon record. Ammiro quelli che raccontano le loro imprese ed i loro primati. Signori colleghi che sanno guidare davvero bene e fanno bene a vantarsene.
Rare dunque le frequentazioni di pista ma ogni tanto c’è anche la possibilità di divertirsi in totale sicurezza. Misano è una pista che mi piace molto. Le conosco quasi tutte, quelle italiane. Qualcuna anche oltre le Alpi. L’Estoril per me fu memorabile. Guidavo la R129 al suo lancio internazionale nel 1989. Memorabile davvero.
Misano mi ispira, tanto il tracciato lungo quanto il corto. Sul corto, forse le basse velocità mi incutono meno timore… mi sento a casa. Ricordo bene un paio di giri con una tedesca compatta che costa il doppio dei soldi ed ha il doppio del motore della parigina doc di giovedì scorso. Fu esaltante. Un termine di paragone non indifferente. Fino a quando l’altro giorno non ho girato per quindici minuti con la 208 GTi 30th. Tutto sta in quelle due cifre, “30”, e quelle due lettere, “th”. Sotto la livrea vistosa si nasconde un’altra 208 che nulla ha in comune con la 208 GTi. Questa è docile e cattiva davvero. Come dicono loro, la usi tutti i giorni ma con questa vai anche in pista per gareggiare. Sibillini?
Il briefing è stato chiarissimo. L’auto apripista fa l’andatura. Il più veloce è il primo del trenino, dice l’istruttore. In pista cinque vetture. Volevo essere l’ultimo ma un collega (un amico) cede il posto. Lui vuole essere l’ultimo e non è un “fermo”. Si chiama gentleman agreement. Grazie!
Due giri con l’apripista poi fate quel che vi pare senza sorpassi. Se qualcuno “sgarra” lo fermo, continua l’istruttore. Due giri di pista libera in “trenino” e vedo una mano, un braccio, che fa gesti molto chiari. Mi fermo. Certo, mi stavo divertendo davvero, troppo. L’istruttore gli da’ mezzo giro di vantaggio e posso ripartire. Pista libera, per davvero. Posso sfogarmi, posso tornare il criminale di sempre ma in tutta sicurezza. La 208 è fantastisca. Ho poca dimestichezza con la pista e con la 208 Gti ma appena schiacci l’acceleratore e giri il volante senti l’automobile come se l’avessi sempre guidata. E’ cattiva perchè quei 208 cavalli erogati un po’ più in alto sanno galoppare eccome. Una leggera correzione all’assetto dell’avantreno ti permette di danzare tra i cordoli manco fossi sul set di “Ballando con le Stelle”. Il trasferimento di carico lo percepisci bene ma con altrettanta semplicità le due ruote dietro fanno quello che vogliono le anteriori che tirano da morire. Non una scompostezza se non quella dovuta alla mia inesperienza sulla ricerca della traiettoria. E allora senti che le ruote fischiano e l’anteriore, una volta il destro ed una il sinistro, va a tampone per la troppa irruenza. Mi voglio divertire, non sto cercando il tempo sul giro. Entro nelle curve deciso, senza pensare a vie di fuga o “quant’altro”… un po’ di sterzo e molto di acceleratore. Questa 208 tira da morire! Lei, la 208, fa tutto quello che vuole il volante, non c’è incertezza, non c’è gioco di sterzo. Una frazione di giro e la curva è fatta. Il sedile, speciale corsa, tiene molto bene. La posizione di guida perfetta (almeno per me: statura tra 1,75 ed 1,80) mi permette la massima concentrazione su volante, freno, acceleratore, cambio. Qui a Misano in realtà, con questo motore e questo telaio, il cambio lo usi poco. Se ti vuoi divertire ed essere efficace bastano la seconda e la terza. La mappatura diversa della 208 30th che fa girare alto il quattro cilindri sembra su misura per una guida di questo tipo con curve e controcurve in rapida successione, dove al massimo incroci le braccia per passare da un destra secco ad un sinistra secco. Certo ho lavorato di destro, un po’ di freno e poi sempre tutto giù sull’acceleratore. Allarghi un po’ sul rettilineo di ritorno tanto per essere veloce ed inserire la terza alla fine del tratto, prima di una bella, energica, staccatina, poi seconda e dentro a destra, deciso.
Pizzichi il cordolo, senti il sinistro (ammortizzatore) che picchia ma la 208 scorre di gas in accelerazione e ricominci “Ballando con le Stelle” con altri due, tre, trasferimenti di carico sinistra, sinistra e poi una secca destra che sembrano passi di danza. E lei come se nulla fosse ti dimostra tutto il suo affetto per te seguendoti docile, docile. Mica come una femmina.
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